Coniugi in religione
a cura di Maria Clara Rossi e Edoardo Ferrarini
proposta per un numero monografico
Avvertiamo, in premessa, che le parole scelte per il titolo di questo Quaderno vanno prese alla lettera: per coniugi si intendono due cristiani che hanno celebrato le loro nozze come unione sacramentale; con il termine religione intendiamo riferirci alla vita religiosa come status religionis, caratterizzato dalla professione pubblica dei consigli evangelici e dalla vita in comunità sotto una regola. La proposta non è, dunque, quella di indagare genericamente la spiritualità possibile all’interno del matrimonio oppure le molteplici forme di santità dei laici sposati, bensì di osservare, nella storia del cristianesimo occidentale e in un’ottica di lunga durata, i momenti in cui matrimonio e vita religiosa, intesi come due stati di vita in qualche modo istituzionalizzati, sono entrati in contatto fra loro. È subito chiaro che quest’impostazione pone seri problemi di metodo e di merito, dal momento che questo contatto non ha quasi mai prodotto risultati continuativi e si è quasi sempre risolto in allontanamento. Coniugati e continentes appaiono, infatti, categorie teologiche e antropologiche nettamente separate: gli sposati, anche mediante l’esercizio della sessualità coniugale, esprimono una comunione plurale, laddove i vergini, al contrario, scelgono di testimoniare l’eunuchia per il regno dei cieli (Mt. 19, 12); nel monachesimo primitivo, infatti, come in tutte le forme storiche successive della conversatio religiosa, l’accento è sempre posto sulla fuga dal consorzio umano, l’abbandono della famiglia, il rifiuto dei beni secolari e, ovviamente, la scelta della continenza assoluta. «Coniugi in religione» appare, allora, una formulazione imperfetta, forse anche scorretta, sicuramente instabile, per indagare storiograficamente l’esistenza o meno di “linee di faglia”, ossia, seguendo la metafora geologica, di luoghi di frattura della superficie terrestre in corrispondenza dei quali due masse rocciose si mettono reciprocamente in movimento.
Un’importante linea di faglia si osserva, ad esempio, nella Chiesa dei primi secoli, in corrispondenza con l’intensa fase di propagazione degli ideali ascetici che si verificò in Occidente tra IV e V secolo. In tale contesto, la perfetta continenza non solo era volontariamente abbracciata da uomini e donne sposati, ma veniva anche richiesta a coloro che erano chiamati al ministero (vescovi, presbiteri e diaconi), pur essendo la maggior parte di essi coniugati. In questo secondo caso, la scelta richiedeva anche il consenso della moglie e ciò non era possibile senza il riconoscimento di uno speciale carisma. Frequente è anche il caso di pratiche monastiche condotte all’interno delle strutture abitative tradizionali, trasformate nei cosiddetti monasteri in villa o asceteri urbani. Fra gli esempi di coppie di coniugati che decidono di praticare l’ascetismo si distinguono i casi di Paolino di Nola e Terasia (lodati da Agostino), Apro e Amanda (cui è indirizzata l’epistola 44 di Paolino), Salviano di Marsiglia e Palladia, Melania Iuniore e Piniano; Eucherio di Lione abbandona il saeculum assieme all’intera sua famiglia, la moglie Galla e i figli Salonio e Verano. Tutti costoro, di ascendenza aristocratica, rinunciano alle proprie ingenti sostanze a favore dei poveri e della Chiesa; molti consacrano anche la propria familia (i servi) alla vita ascetica, trasformando la casa padronale in un monastero. Pur abbracciando la continenza, continuano generalmente a considerare se stessi come sposati e a mantenere uno speciale rapporto con il coniuge.
Una seconda linea di faglia si può osservare nel pieno e basso medioevo, più precisamente nell'epoca della nascita e dello sviluppo delle 'religiones novae', all'interno delle quali coppie sposate e talvolta intere famiglie inseguirono modelli di perfezione cristiana 'dedicandosi' alla vita religiosa in un contesto 'istituzionalizzato'. Un esempio significativo è costituito dal 'terzo ordine' degli Umiliati, composto da uomini e donne sposate che continuarono a vivere nelle loro case impegnandosi ad adottare un particolare stile di vita, ciascuno nel suo stato, ma dentro a un ordine religioso. Fenomeni di dedicazioni di coppia sono documentati anche nelle numerose fondazioni ospedaliere sorte nel basso medioevo, come pure nelle canoniche regolari e nel monachesimo riformato dei secoli XII e XIII. A tali enti un numero non indifferente di coniugi scelse di reddere se et sua bona, con il fine di convertirsi e di partecipare alla vita religiosa che vi si svolgeva. Simili pratiche di redditio sono apparse talvolta come una forma di assicurazione per la vecchiaia e per l'Aldilà, ma l'impegno di rinuncia ai rapporti carnali che spesso accompagnava le dedicazioni è sembrato quasi prefigurare un ingresso nell'ordo continentium.
Saranno accolte, in via preferenziale, proposte sui seguenti temi:
· la continenza temporanea nell’insegnamento paolino (1Cor. 7, 5-7), nell’esegesi biblica e nelle prassi storiche;
· il problema del coniugium sine opere coniugali;
· aristocrazia e ideali ascetici nei primi secoli del cristianesimo, con particolare attenzione alle fonti letterarie;
· matrimonio, famiglia e loro rapporti con la vita ascetica all’interno delle dispute teologiche;
· il nuovo rapporto tra coniugi dopo la scelta condivisa per la vita religiosa (arcana germanitas, nella suggestiva definizione di Paolino di Nola);
· il lessico della familia (famiglia carnale e famiglia monastica);
· lo scioglimento del matrimonio rato e consumato/non consumato nel caso di ingresso in religione di uno dei due coniugi nella dottrina canonistica medievale e moderna;
· forme storiche di consacrazione dei coniugi assimilabili ad una professione religiosa;
· forme di dedicazione di coppia nel monachesimo riformato, nelle canoniche regolari, nelle confraternite, nelle fondazioni ospedaliere, nelle religiones novae e ordini mendicanti;
Le proposte dovranno pervenire entro il 30 settembre 2017. I contributi entro il 31 marzo 2018.
Dovranno essere inviate ai curatori del volume:
Edoardo Ferrarini (edoardo.ferrarini@univr.it)
Mariaclara Rossi (mariaclara.rossi@univr.it)
Breve bibliografia di riferimento
- Alciati R. - Giorda M., Famiglia cristiana e pratica monastica (IV-VII secolo), «Annali di storia dell’esegesi» 27 (2010), pp. 265-289
- Balch D.L. - Osiek C., Families in the New Testament World. Households and House Churches, Westminster John Knox Press (The Family, Religion, and Culture), Louisville KY 1997
- Brown P., The Body and Society. Men, Women and Sexual Renunciation in Early Christianity, Columbia University Press (Lectures on the History of Religions 13), New York NY 1988, 20082 (trad. it. Il corpo e la società. Uomini, donne e astinenza sessuale nel primo cristianesimo, Einaudi, Torino 1992, 20022)
- Cattaneo E., Un singolare elogio di una sposa speciale: l’ep. 44 di Paolino di Nola, «Mysterion» 2 (2009), pp. 40-48
- Early Christian Families in Context. An Interdisciplinary Dialogue, edited by D.L. Balch and C. Osiek, Eerdmans, Grand Rapids MI 2003
- Gangale G., Coniugium sine opere coniugali. La vita nuova nella lettera IV di Salviano di Marsiglia ai suoceri, «Rivista di ascetica e mistica» 77 (2008), pp. 735-770
- Sexuality in the Middle Ages and Early Modern Times. New Approaches to a Fundamental Cultural-Historical and Literary-Anthropological Theme, edited by A. Classen, W. de Gruyter (Fundamentals of Medieval and Early Modern Culture 3), Berlin-New York NY 2008
- Uomini e donne in comunità, Verona 1994 (Quaderni di storia religiosa, I), in particolare il contributo di G. G. Merlo, Uomini e donne in comunità estese. Indagini su realtà piemontesi tra XII e XIII secolo, pp. 9-31
- Esperienze religiose e opere assistenziali nei secoli XII e XIII, a cura di G.G. Merlo, Torino 1987 (saggi di G.G. Merlo, D. Rando, G. De Sandre Gasparini, A. Rigon, A. Bartoli Langeli)
- M.T. Brolis, Gli Umiliati a Bergamo nei secoli XIII-XIV, Milano 1991
- A. Rigon, I laici nella Chiesa padovana del Duecento. Conversi, oblati, penitenti, in Contributi alla storia della Chiesa padovana nell'età medievale, 1, Padova 1979, pp. 11-81.